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Arin-Cheshire-Dragon
— 33 [
NSFW
]
Published:
2009-04-09 11:25:23 +0000 UTC
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Description
Sono caduta dalle scale! rispose sorridendo debolmente.
L'espressione le riusciva credibile perché era vero, era caduta dal secondo
piano fino in cucina, rotolando lungo la stretta scala di marmo di casa sua.
Quello che non aveva detto è che era stata Maika a spingerla.'
'La dottoressa finì la fasciatura, stretta e le raccomandò
riposo e più attenzione, mentre la guardava andarsene dal pronto soccorso, con
passo svelto e testa china. Era una bellissima ragazza, nella sua normalità,
niente trucco, capelli biondi a metà schiena, un fisico un po’ slavato ma
carino, molto esile, la classica ragazza che con il vestito giusto e un filo di
rimmel avrebbe conquistato il mondo.
Quando rientrò a casa, Emily gettò le scarpe in un angolo e
silenziosa come un topo salì in camera. Raccolse i capelli con un sospiro, e si
chiuse la porta alle spalle in un frusciare di vestiti informi
" Ci hai messo un sacco. Tutto a posto? sussurrò una voce
alle sue spalle, mentre due morbide labbra le sfioravano la base del collo. "Mentre tu eri a fare la piattola, io ho fatto shopping, vuoi che ti mostri
cos'ho preso prima che tornino i tuoi e ti sentano di nuovo urlare?"
Emily non era sempre stata così sottomessa. Era capoclasse a
scuola, nonché una delle ragazze più gettonate dai maschi, con i quali aveva
intrattenuto saltuariamente relazioni di poco conto, troppo impegnata a
costruirsi un futuro, come dicevano i suoi. Poi un giorno aveva conosciuto
Maika. Era stato in un periodo di depressione, vedeva tutto nero e lei aveva
ridato speranza alla sua vita. Praticamente vivevano ormai assieme, anche se i
genitori di Emily non erano molto d'accordo. Da quando era arrivata Maika, lei
si era lasciata guidare come un agnellino, in una profonda amicizia ai confini
dell'ambiguità prima, ed in una relazione dichiaratamente omosessuale poi. Una
volta sua madre le aveva sorprese durante un rapporto, Emily gridava di
piacere, mentre l'amica affondava in lei un grosso fallo di lucente plastica
nera. La povera donna era scoppiata in singhiozzi, mormorando cose
sconclusionate come "oggetti da peccatore" e "perché proprio tu" non
rivolgendole poi la parola per settimane. Le piaceva il modo rude in cui la
prendeva, non le faceva rimpiangere gli uomini, con il loro alito di birra e le
loro mani pelose, era tutto più bello. Le sue mani erano lisce e sinuose e il
suo alito sapeva occasionalmente di sigaretta, solo quando la faceva aspettare
troppo. Come ora. Le spense il mozzicone su un gluteo mentre le assaggiava un
orecchio con la lingua e premeva il corpo contro il suo. Maika era l'opposto di
Emily esteticamente: era alta, si, con corti capelli neri sempre fissati con un
gel dal profumo dolciastro, aveva la pelle abbronzata ed alcun senso del
pudore. Le sue forme generose facevano quasi scomparire quelle dell'amica,
mentre le unghie laccate di rosso la afferravano dalle spalle. Aveva molta
esperienza in campo sessuale, che aveva riversato su Emily come un torrente in
piena, sommergendola di ludici piaceri e momenti di intenso erotismo. Era
uscita dal bagno, vestita solo del suo accappatoio di seta con i gattini,
creando un buffo contrasto tra la dolcezza infantile dell'indumento e la rude
decisione della persona che vi si celava sotto
Si buttarono sul letto, a peso morto, e Maika da una borsa
estrasse quello che sembrava un perizoma, con un vistoso pene all'esterno ed
uno all'interno. Indossato il singolare indumento, fecero l'amore per un'ora
abbondante, e vennero in successione per almeno tre volte. Quindi Emily si
infilò nella doccia, mentre la compagna fumava in camera sua.
Ripensò a com'era strana quando l'aveva conosciuta e si
strinse romanticamente le mani alle spalle. Era strano, sapeva sempre dov'era e
cosa faceva, anche quando non era presente, non avevano segreti, o almeno lei
non ne aveva, e la guardava con ammirazione mentre faceva le scelte che lei non
aveva il coraggio di fare. Aveva più volte pensato che fosse una strega, anche
perché la trovava sempre in camera sua quando rientrava, o in salotto e non
riusciva a spiegarsi da dove entrasse. Quando si era azzardata a chiederglielo,
le era arrivato uno schiaffo e lei le aveva sibilato "Dalla cantina scema e da
dove?"
All'inizio la loro era stata una storia tenera, Emily sapeva
apprezzare i modi rudi e scontrosi della sua compagna, che sfogava su di lei le
frustrazioni della vita in nottate di sesso ai limiti del dolore e a volte,
quando era davvero nervosa e le faceva troppe domande, con qualche sberla o
pugno occasionale, ma sempre senza cattive intenzioni. Un pomeriggio di
novembre, pioveva, le aveva rifilato un calcio sui reni, poi aveva iniziato a
masturbarsi. Diceva che tutto questo la eccitava. E così, pur di soddisfare
appieno l'unica persona che lei riteneva importante, raccoglieva ogni volta i
capelli e si faceva malmenare dalla sua demonietta bruna, come la chiamava, a
volte con risultati catastrofici, come stavolta, che per poco non le aveva
rotto un braccio.
Poi era arrivato Matt. Per qualche strana ragione Maika non
ne sapeva nulla, ma aveva conosciuto un ragazzo in libreria, che aveva
risvegliato i suoi sensi ancora, come una volta. Era bello, alto e forte e le
aveva sorriso, mentre le chiedeva di uscire, invito che lei aveva rifiutato con
decisione, dio solo sa cosa le avrebbe fatto l'altra se l'avesse saputo. E lei
sapeva sempre tutto.
Sentì i passi di lei avvicinarsi, e la guardò, mentre, nuda,
si sedeva sul bordo della vasca, allungandosi a pizzicarle un capezzolo fino a
farle male.
"Sai tesorino, ho conosciuto una persona, credo che dovrei
invitarlo qui, magari con noi due assieme" e strizzò maliziosamente l'occhio.
Emily si irrigidì, in preda ad una gelosia che mai aveva avvertito, le mani
convulsamente strette intorno ai fianchi, le nocche sbiancate dalla pressione e
i capelli incollati alla schiena.
" Si, credo che lo inviterò" disse mentre si accarezzava il
rado pelo pubico "Si chiama Matt, e sembra proprio uno stallone, l'ho visto
uscire dalla libreria e mi ci sono buttata a pesce. Sembrava recalcitrante, credo
mi abbia già notata in giro. Domani provo a cercalo di nuovo."
Uscì di un passo dalla doccia, gli occhi spalancati in
un'espressione di ferocia che nessuno le aveva mai visto addosso. Il SUO Matt!
L'aveva seguita di nuovo, e lei non avrebbe permesso a quella pazza di fargli
del male, di fare a lui ciò che faceva con lei, non gliel'avrebbe lasciato
toccare. La spinse all'indietro e le fece battere la testa contro il lavandino,
poi, mentre si rialzava, le fasciature che volavano dal polso di lei, fece partire
un pugno. Il suo primo ed ultimo. Lo
specchio andò in frantumi, mentre centrava lo zigomo del suo vecchio amore e
dell'unica persona che di lei sapeva tutto: se stessa. Frammenti di vetro le
colpirono i polsi, recidendole le vene, alcuni la ferirono in viso, e mentre
cadeva nella vasca, come un film, rivide tutto: sua madre che spalancava la
porta mentre lei faceva sesso con se stessa, la prima storta alla caviglia,
cercando di praticarsi un cunnilingus da sola e il piacere che ne era derivato.
E da lì, il masochismo, le botte e le frustate da sola, per godere di più, e
poi Matt, bellissimo, che aveva seguito dopo la libreria e molestato con quel
linguaggio rozzo che aveva cucito all'altra se stessa, Maika, colei che non
poteva essere.
Quando capì, quando, mentre il sangue fluiva, si rese conto
che lei ERA Maika, seppe che solo una cosa le avrebbe riunite in un'unica
persona: prese un frammento di specchio, ferendosi i palmi delle mani e con 33
colpi si aprì il ventre, dall'inguine al petto e mentre le budella scivolavano
sulla porcellana macchiata di sangue in rivoli scuri e densi, godette per
l'ultima volta.
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