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Era stata annunciata per oggi la riapertura del mondo dello spettacolo, salvo venire poi annullata. In questa giornata si tiene quindi a Venezia una protesta dell3 lavorator3 di spettacolo e cultura, per bloccare il Ponte della Libertà che vi dà accesso dalla terraferma.
Lavorator3 esasperat3 se non portat3 al limite della sopravvivenza dall'anno di pausa forzata dovuto alle misure conseguenti alla pandemia. Misure che sono come sempre espressione della considerazione pressoché nulla della politica per questo settore, che anche fuori dall'emergenza corrente riesce ad andare avanti solo precarizzando e sfruttando la forza lavoro che lo regge (cosa di cui ho esperienza anche in prima persona) e appellandosi al sostegno di banche e grandi fondazioni. La stessa mancanza di considerazione è ribadita anche dal recovery fund che, per il Veneto, sembra destinato a riservare ogni risorsa per le prossime olimpiadi e per l'accoglienza del flusso turistico associato.
In sintesi, per dirla grossolanamente, sono le solite logiche del potere, il consueto quadro liberista che può rispondere solo al profitto ed è fatto di impietosa e spesso catastrofica speculazione. I meccanismi in cui si inquadrano ogni aspetto e settore di una società concepita a misura di maschio-bianco-ricco-etero-abile e per la quale urge un processo di decolonizzazione culturale. Intesa sia in generale che riguardo alla produzione di cultura. Andrebbe affrancata dal mercato, primo punto di riferimento delle istituzioni che si occupano di arte e spettacolo (un nome su tutti: La Biennale), per una maggiore apertura e collettivizzazione.
Contro problemi affini lotta da anni il Comitato No Grandi Navi che si oppone all'ingresso delle navi da crociera a Venezia e a tutti i danni che comporta alla città e all'ecosistema della laguna, antico quanto bistrattato nella contemporaneità da realtà come il petrolchimico di Marghera. No Grandi Navi in questo momento si trova in difficoltà per diverse multe prese da alcuni suoi membri per atti dimostrativi nel corso di manifestazioni di anni fa e recapitate non a caso in questo periodo di pandemia, in cui si è più vulnerabili economicamente. Potete visitare questa pagina di produzioni dal basso per fare una donazione , ci sono ancora 19 giorni per poterli aiutare.
Nel frattempo si è raggiunto il risultato più concreto fin'ora: due giorni fa il governo ha finalmente deciso di estromettere definitivamente le grandi navi dalla laguna. Tuttavia, finché non si troverà una soluzione alternativa, dovranno transitare per Porto Marghera che non è accettabile (e forse neppure fattibile, quindi il provvedimento potrebbe saltare o perlomeno subire un rinvio) sia dal punto di vista della sicurezza che da quello ambientale.
L'immagine della nave da crociera incombente su Venezia come un Leviatano sintetizza perfettamente come la città sia stata subissata da una mole insostenibile di turismo, da cui finanziariamente traggono vantaggio in pochi, mentre è andata svuotandosi dall3 su3 cittadin3. Chi ci viveva si è trovato sempre più a spostarsi sulla terraferma, cercando un costo e una qualità della vita migliori, o in alcuni casi limite facendo gli occupanti nelle tante case rimaste vuote. Vendere al miglior offerente la città più bella del mondo (e non penso parli solo l'affetto dovuto all'averci studiato per 8 anni o, peggio, il campanilismo) ha portato alla sua morte graduale.
Proprio due giorni fa Venezia ha compiuto 1600 anni e sarebbe l'ora di fermare questo processo, cogliere l'occasione della stasi pandemica che l'ha infine svuotata anche dalle masse di visitatori per invertire la rotta e fare i cambiamenti necessari a resuscitarla. Ultimamente la situazione di stand-by imposta ai flussi del capitalismo sembra produrre alcuni segnali di un ritorno almeno della vita marittima, nonostante l'ambiguità diffusa a riguardo dalle fake news. Lunedì scorso addirittura dei delfini sono arrivati fino al Canal Grande (questa volta per davvero), incoraggiati dal poco traffico. Un'immagine che, al contrario della precedente, se non altro suggerisce un senso di rinascita.