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FelicianaL [2013-01-10 17:18:28 +0000 UTC]
Di con tua sorella di rispondere al cellulare. -.-
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Cecilia-sudokunokami [2012-12-13 13:52:29 +0000 UTC]
Chiedi al papà se ha messo Solaris sull'hard disk!
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Cecilia-sudokunokami [2012-05-29 18:01:05 +0000 UTC]
SONO VIVA.
Le scosse si sono sentite benissimo, ma va tutto più che bene. Solo che hanno chiuso l'università per oggi e per domani non si sa, quindi può addirittura darsi che rinviino l'esame. Ti farò sapere, ma ti supplico di NON contattare la mia coinquilina. Mi inquieta, quella ragazza.
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Deathyarn In reply to Cecilia-sudokunokami [2012-05-29 18:21:11 +0000 UTC]
Cecilia carissima,
farei volentieri a meno di contattare le tue inquietanti coinquiline se tu, in casi gravi come questo (stamattina alle 9 la nostra casa ondeggiava come l'ho vista fare poche volte, e non la finiva più), ti degnassi di pensare che a casa la tua famiglia sta in ansia e in pena e ha desiderio di sentire se lì dove stai sia tutto ok. Se ti degnassi di fare queste considerazioni, provvederesti tu a farti viva e a contattare i tuoi familiari. Invece, da leggerotta e menefreghista quale sei, stai tutta una giornata senza farti sentire. Questa cosa non va ed è assolutamente deprecabile (la dice lunga sul senso dei tuoi legami familiari). Non farla mai più.
Domani aspetterò tue notizie, dal pomeriggio quando sarà a casa il Carlo (mal che vada contatta tuo padre). A domani, capito bene???
Tua madre
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Cecilia-sudokunokami In reply to Deathyarn [2012-05-29 18:23:16 +0000 UTC]
Ma insomma, oh! ò____ò
Sono stata tutt'oggi in biblioteca a studiare, ed eravamo d'accordo che ci sentissimo stasera! E poi, quando ho sentito le scosse mi sembravano parecchio più deboli delle precedenti.
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Deathyarn In reply to Cecilia-sudokunokami [2012-05-29 18:40:05 +0000 UTC]
Sappiamo bene, tuo padre ed io, in che casa alloggi. Sappiamo che tipo di sistemazione (sicuramente non antisismica ma, anzi, assai pericolosa e precaria) hai lì a Parma. Quindi, dopo una scossa di 5.8 gradi, non ti vien di pensare che a Castello i tuoi siano in ansia esagerata e preoccupati per la tua salute? Non puoi provare a immedesimarti un po'? Tuo padre ti ha mandato una mail subito dopo la scossa. Un'altra in giornata. Ma che cavolo di persona sei? Non ti viene in mente di farti sentire dai tuoi??? Sarai stata l'unica studentessa che ha fatto così in tutta Parma...
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Cecilia-sudokunokami In reply to Deathyarn [2012-05-29 18:42:15 +0000 UTC]
Eravamo d'accordo di sentirci stasera. °________°
E per come l'ho sentita io, ti assicuro che è sembrata una scossetta da NULLA.
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Deathyarn In reply to Cecilia-sudokunokami [2012-05-29 19:06:19 +0000 UTC]
Se non vuoi capire, non so che farci. Impara a comportarti da oggi in avanti: quando si verificano fenomeni inconsueti e gravi anche solo nelle vicinanze di dove stai, fai il piacere di contattare i tuoi il prima possibile. Chiaro? Scossetta del cazzo! Sono morte 12 persone, ci sono ancora dei dispersi e paesi completamente evacuati!.. Ti metto sull'avviso: nel dicembre 2008 a Parma c'è stata una scossa piuttosto forte; l'esperto assai autorevole dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che stiamo ascoltando ora alla tv tuo fratello ed io sta dicendo che sicuramente i sismi non sono da considerarsi finiti e che non si può escludere che siano ancora piuttosto forti. Stai in campana, ragazza.
In bocca al lupo per l'esame di domani e, naturalmente, crepi il lupo.
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Cecilia-sudokunokami In reply to Deathyarn [2012-05-29 19:09:33 +0000 UTC]
Eh oh, io che diamine ne so di quante persone sono morte, se la tv non prende nulla? .-.
A parte le scuole evacuate, tutto è andato avanti come al solito, nessun danno e nessuna crepa in casa.
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Deathyarn In reply to Cecilia-sudokunokami [2012-05-29 19:12:59 +0000 UTC]
D'ora in avanti anche dopo una scossetta da poco, farai il piacere di farti sentire e dare tue notizie. Capiscila.
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Cecilia-sudokunokami [2012-05-02 18:53:49 +0000 UTC]
Chaaaarleeees, quando diamine vieni a Parmaaaaaa?
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Cecilia-sudokunokami [2011-12-29 14:11:54 +0000 UTC]
PRESENTAZIONE CLASSE 5° A
a. s. 2010 – 2011
All'inizio del corrente a.s. il gruppo classe è composto da 19 alunni: 10 maschi, 9 femmine. A Settembre 2010 sono stati inseriti 2 nuovi alunni: F. E., proveniente dalla scuola primaria Bacone (Milano); e I. N., proveniente dalla scuola primaria Monte Velino (Milano).
SITUAZIONE DI PARTENZA
Le prove d'ingresso stabilite nell'ambito dell'interclasse hanno riguardato i seguenti argomenti:
Numeri naturali
- Ordinare numeri in senso progressivo e regressivo entro le hK.
- Confrontare numeri: >, =, <.
- Comporre e scomporre numeri entro le hK.
- Individuare il valore posizionale delle cifre entro le hK.
Numeri decimali
- Individuare il valore posizionale delle cifre.
- Ordinare numeri decimali in senso progressivo e regressivo.
- Confrontare numeri decimai: >, =, <.
- Comporre e scomporre numeri decimali.
Operazioni
- Addizionare e sottrarre numeri naturali e decimali e fare la prova.
- Moltiplicare numeri naturali con moltiplicatore a due o tre cifre e fare la prova.
- Dividere numeri naturali con divisore a una o due cifre e fare la prova.
- Moltiplicare e dividere numeri naturali e decimali per 10, per 100, per 1000.
- Dividere con dividendo decimale e divisore in numero naturale.
Frazioni
- Riconoscere e rappresentare una frazione.
- Frazioni equivalenti e complementari.
- Frazioni decimali e numeri decimali.
- Calcolare la frazione di un numero.
Misure e grandezze
- Riconoscere misure di lunghezza, di capacità e di massa.
- Confrontare in equivalenza misure di lunghezza, di capacità e di massa.
Geometria
- Riconoscere e rappresentare angoli.
- Misurare angoli con il goniometro.
- Riconoscere e disegnare poligoni (triangoli/quadrilateri).
- Individuare altezze, diagonali e assi di simmetria.
- Risolvere semplici problemi con il calcolo del perimetro.
Dall'esito delle prove d'ingresso il quadro iniziale dei livelli di apprendimento risulta essere il seguente:
LIVELLO ALTO – Sicure abilità e conoscenze – n. 5 (B. M., C. M., D. L., M. M., S. I.)
LIVELLO MEDIO ALTO – Soddisfacenti abilità e conoscenze – n. 4 (F. E., G. C., I. M., P. L.)
LIVELLO MEDIO – Buon livello di abilità e conoscenze – n. 4 (C. M., G. F., N. M., V. A.)
LIVELLO MEDIO BASSO – Sufficiente livello di abilità e conoscenze – n. 2 (L. N., V. N.)
LIVELLO BASSO – Incerte/precarie abilità e conoscenze – n. 4 (A. D., A. R. K., F. P. R., I. J.)
Gli alunni nuovi iscritti, entrambi italofoni, hanno mostrato soddisfacenti abilità e conoscenze pregresse.
L'alunno V. A. (H) ha sostenuto le prove d'ingresso, ma alcune di queste sono state facilitate. L'alunno si è collocato a livello MEDIO, ma è seguito dall'insegnante di sostegno, sig.ra Marzana per otto ore settimanali. L'insegnante Marzana lavora a sostegno dell'intero gruppo classe e a lei sono affidati anche gli alunni A. D. e A. R. K., di recente immigrazione, ai quali è dedicato un programma personalizzato di matematica.
Gli alunni A. D. e A. R. K. sono inseriti nel lab. L2, tenuto dall'insegnante sig.ra Stirpe.
A Novembre 2011è stato inserito l'alunno F. H., proveniente dall'Egitto, non italofono e con gravi lacune cognitive nell'ambito matematico: il gruppo classe ha raggiunto il numero di 20 alunni. Il bambino si esprime in lingua inglese in modo sufficientemente chiaro, ma non parla italiano, pertanto frequenta il lab. L2, è seguito dall'insegnante Stirpe e anche dall'insegnante di sostegno sig.ra Marzana. Attualmente F. H. segue un programma personalizzato di matematica (contenuti di classe seconda e terza).
Per gli alunni dei livelli MEDIO BASSO e BASSO, sono stati programmati itinerari didattici diversificati utili a facilitare l'apprendimento e a consolidare le lacune.
Il gruppo classe è caratterizzato da vivacità ed esuberanza, ma solo un ristretto numero di alunni manifesta comportamenti non adeguati, in particolare gli alunni I. J., e L. N. I bambini manifestano problemi di concentrazione, disattenzione e iperattività. Lo scorso anno scolastico, entrambi sono stati inviati alle sedi UONPIA di competenza. L'alunno I. J. ha iniziato gli incontri terapeutici con il dott. Leonardi, presso l'UONPIA di via Sant'Erlembardo 4. L'alunno L. N. è seguito dalla dott.ssa Oldani presso la sede UONPIA di corso Plebisciti 4. Ci sono stati forniti strategie/accorgimenti da attuare in classe, per contenere gli aspetti tipici dei bambini con ADHD. L'apprendimento di questi bambini dipende dagli atteggiamenti legati alle difficoltà di attenzione e di concentrazione, ma applicando alcune delle strategie suggeriteci abbiamo raggiunto qualche evidente risultato.
Il gruppo classe presenta difficoltà di tipo eterogeneo e stili cognitivi molto diversificati, pertanto l'itinerario didattico si caratterizza per la flessibilità e nell'individuazione i percorsi personalizzati. L'alunna F. P. R. (livello BASSO) presenta difficoltà generalizzate nell'apprendimento. Non ha ancora maturato responsabilità, motivazione adeguata e impegno idoneo. La famiglia è scarsamente collaborativa. Il percorso a lei indirizzato è di tipo individualizzato, e prevede traguardi minimi, flessibilità del tempo richiesto all'apprendimento delle conoscenze e delle abilità previste dalla programmazione per la classe quinta.
Le schede strutturate dall'insegnante – strumento di lavoro a.s. 2011-2012
Le schede scelte da testi diversi e/o strutturate dall'insegnante riportano un'attività guidata per la costruzione dei concetti. Le esercitazioni che vi vengono proposte stimolano la riflessione degli alunni, così da mettere in primo piano gli aspetti meta-cognitivi.
Attraverso le schede l'alunno può operare in modo autonomo, consolidare conoscenze e abilità o ampliare e/o consolidare competenze.
Le proposte didattiche, elaborate nelle schede, permettono attività varie e diversificate per il coinvolgimento di alunni con stili di apprendimento diversi. Le schede utilizzate dai bambini con particolare difficoltà sono predisposte prevedendo un'adeguata scelta di contenuti finalizzati al recupero delle abilità e delle conoscenze.
Le schede propongono rappresentazioni grafiche semplici nelle quali l'alunno deve agire rielaborando le conoscenze e le attività, agendo sul contenuto disciplinare con i propri strumenti cognitivi, compiendo quindi un percorso didattico individualizzato.
ATTIVITA' DI RECUPERO E CONSOLIDAMENTO
Ricorrere a situazioni concrete di lavoro attraverso schede predisposte dalle ins.ti in cui l'alunno può operare in modo autonomo, consolidare conoscenze, abilità, approfondire concetti. Le schede propongono rappresentazioni grafiche semplici e coinvolgenti, nelle quali l'alunno deve agire rielaborando le conoscenze, le abilità pregresse, utilizzando propri strumenti cognitivi, compiendo un percorso didattico di tipo individualizzato.
Supporto di strumenti compensativi (tabelle, ecc.).
Rendere agevole la natura del compito e gli obiettivi finali, prima di iniziare qualunque lavoro.
Far comprendere le richieste (fare esempi).
Accertarsi della comprensione e avviare il lavoro (rendere sicuro il bambino).
Valorizzare i progressi raggiunti.
Controllare assiduamente l'impegno attraverso frequenti verifiche.
Esercitazioni aggiuntive.
In caso di insuccesso, intervenire immediatamente per consentire al bambino di controllare direttamente l'esattezza dei propri elaborati e/o delle proprie risposte (autocorrezione).
METODOLOGIA RELATIVA ALL'AREA RELAZIONALE
Per favorire l'acquisizione delle abilità relazionali si formeranno gruppi di apprendimento cooperativo in cui gli alunni dipenderanno gli uni dagli altri e interagiranno costruttivamente attraverso la condivisione di idee e materiale. Tali gruppi, oltre a favorire l'apprendimento delle materie scolastiche, favoriranno lo sviluppo di abilità personali (capacità di ragionamento, di pensiero critico, ecc.) e di abilità sociali (capacità di ascolto, di empatia, ecc.). Inoltre miglioreranno il benessere psicologico, il senso di autoefficacia e quindi la capacità di affrontare le difficoltà. Le insegnanti spiegheranno chiaramente gli obiettivi, le procedure e i ruoli che gli alunni dovranno seguire per svolgere il compito e quelli che serviranno a regolare il lavoro di gruppo.
Si assicureranno, inoltre, che gli alunni capiscano l'importanza di attività sociali per il lavoro di squadra; forniranno un feedback sul loro uso e nell'incoraggiarli a riflettere su come migliorarne l'applicazione.
Quando se ne presenterà la necessità, le insegnanti interverranno all'interno dei gruppi per facilitare il mantenimento di un clima sereno e collaborativo.
In particolare, sosterranno il bambino nelle dinamiche relazionali con i compagni al fine di favorire l'arricchimento reciproco.
Altri ambiti, funzionali al raggiungimento degli obiettivi nell'area relazionale, saranno i laboratori di arte e immagine in cui il bambino, attraverso l'uso del linguaggio grafico – pittorico, imparerà a riconoscere ed esprimere il proprio vissuto (progetto ARCHEO-MILANO). Il gruppo classe segue le lezioni di VOLLEY, di GIOCO SPORT (CONI). Le uscite didattiche, infine, rappresenteranno occasioni d'interazione e confronto stimolanti: esse, oltre ad alimentare curiosità e conoscenze, favoriranno il rafforzarsi e il formarsi di rapporti interpersonali grazie alla condivisione di nuove esperienze.
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Cecilia-sudokunokami [2011-07-15 13:23:47 +0000 UTC]
Rettifico, tra le sei e le sette DA TE. xD
E la Jay ha ragionissima. u.u
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Deathyarn In reply to Cecilia-sudokunokami [2011-07-15 16:47:33 +0000 UTC]
Non posso, i primis perche' adesso sono usciti.
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Cecilia-sudokunokami In reply to Deathyarn [2011-07-15 16:56:57 +0000 UTC]
Aspetta!!
Riesci a restare al pc un attimo? La mamma è fuori ma torna tra poco.
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Cecilia-sudokunokami In reply to Deathyarn [2011-07-15 17:04:11 +0000 UTC]
La mamma è tornata. Puoi rispondere tu al loro telefono di casa?
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Deathyarn In reply to Cecilia-sudokunokami [2011-07-15 17:12:02 +0000 UTC]
Tecnicamente no, ma va bene.
La Giulia ti saluta.
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Cecilia-sudokunokami [2011-07-15 12:09:56 +0000 UTC]
Charles!
Ti chiamiamo sul telefono della famiglia Huges oggi alle sette, ora Dublinese. u.u A MENO CHE. Non chiami prima tu. ù.u
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Cecilia-sudokunokami [2011-06-30 07:50:55 +0000 UTC]
Cecilia Castagna
LA VOCE
Introduzione
La voce è uno dei nostri più duttili mezzi di comunicazione, ed è stata oggetto dello studio di innumerevoli artisti, che l'hanno allenata per trasmettere, attraverso essa, emozioni e stati d'animo molto differenti. Il principale campo nel quale la voce investe questo ruolo è la recitazione, in particolare il teatro. Da qui, la mia scelta di collegare, in lettere italiane, l'esperienza di Carmelo Bene e i suoi studi sulla tecnica della phoné. Egli ha azzerato il compito delle parole stesse, per concentrarsi soltanto sul loro suono e sulle sensazioni che esse producevano all'interno dell'ascoltatore. Per arrivare ad una perfetta esecuzione della phoné, l'attore si è servito anche di strumenti elettronici di amplificazione e trasmissione. Ma la voce non è stata utilizzata soltanto in ambito artistico. E' anzi divenuta lo strumento degli oppressi, che questi hanno utilizzato per protestare, per farsi sentire e, ottimisticamente, mutare la propria condizione. E' il caso di molti dissidenti, che si sono trovati a gridare i soprusi dei regimi sotto i quali si sono trovati, ma anche di tante altre voci, che sono state messe a tacere perchè scomode e indesiderate. Nell'ambito storico, troviamo il russo Solzenicyn e il giornalista italiano Walter Tobagi, freddato dalle Brigate Rosse. Ma la protesta per eccellenza è quella dei sessantottini americani, espressa egregiamente nell'opera denominata "Howl", ossia "urlo", di Allen Ginsberg, considerata il manifesto della beat generation. Per quanto riguarda geografia astronomica e geologia, ho trovato interessante il percorso che analizzava le voci della terra, quei suoni e quelle vibrazioni che provengono dal sottosuolo e ci parlano della struttura interna del nostro pianeta. Sono le onde sismiche dei terremoti, utili anche per prevedere future scosse e prevenire i disastri che ne potrebbero conseguire. Sono riuscita, poi, a collegare filosofia attraverso gli studi di un linguista che abbiamo incontrato nel programma di quest'anno: Ludwig Wittgenstein, il quale ha impostato la propria filosofia, la cui matrice era Positivista, su un'attenta analisi del linguaggio e delle sue figure. Riguardo la letteratura latina, avevo l'imbarazzo della scelta: la vox populi, ad esempio, o nuovamente il teatro, approfondendo il ruolo del coro. Ho invece scelto di ricollegarmi alla fiaba di Eco, contenuta nelle metamorfosi di Ovidio. L'aggancio con le discipline fisiche è stato forse il più semplice: il suono e la sua propagazione, che attraverso il discorso delle onde può ricollegarsi a sua volta con l'argomento scientifico della sismologia. Infine, ho trovato un aggancio con storia dell'arte con i manifesti di propaganda, da quelli futuristi a quelli sovietici dell'età stalinista: tutte opere di forte impatto, dai quali sembrava fuoriuscire la voce dell'autore, rigorosamente al servizio del regime.
Carmelo Bene e la phoné
Attore, regista e scrittore, Carmelo Bene è stato un importante autore teatrale della seconda metà del novecento, capace di rinnovare e superare i canoni tradizionali della drammaturgia. In particolare, fu capace di reinventare l'uso della voce sul palcoscenico, ideando una tecnica che venne da lui chiamata "phoné". La voce non è più soltanto il mezzo del linguaggio, ma è coscienza vera e propria: trasmette il messaggio quanto e più delle parole poichè parte dall'interno, quasi si trattasse di un flusso di coscienza verbale in cui la funzione delle parole in quanto significanti è eliminata.
Biografia
Carmelo Pompilio Realino Antonio Bene nasce nel Settembre del 1937 a Campi Salentina, in provincia di Lecce, da una famiglia benestante di cattolici praticanti, che fin da giovane lo inizierà all'ambiente cattolico, in maniera talmente ostentata e pesante da diventare presto per Bene insopportabile, e da spingerlo ad aborrire in futuro qualsiasi rito religioso. Trascorre gli anni a Roma in totale dissolutezza, tra alcool e frequenti arresti, fino al debutto teatrale nel 1959 con Caligola di Alberto Camus. Torna quindi a Cami Salentina per sposare Giuliana Rossi, senza però il consenso della propria famiglia, che arriva a farlo internare in un manicomio per due settimane e a minacciare la ragazza pur di impedire le nozze, ugualmente svoltesi nell'Aprile del 1960. Dalla coppia, trasferitasi a Firenze, nasce il figlio Alessandro, che però muore prematuramente di tumore nel 1965. Dal 1961 diventa ufficialmente "regista di sè stesso", rifiutandosi di affidare a chiunque altro la regia dei suoi lavori: fonda il "Teatro Laboratorio", dove allestisce, con la sua compagnia, spettacoli di cabaret di genere goliardico, che portarono fama a Bene più per lo scandalo che suscitarono che per il talento degli artisti. Tra il 1965 e il 1966 scrive alcuni romanzi, tra cui "Nostra signora dei Turchi", con la cui versione cinematografica vince, nel 1968, il Leone d'argento al Festival di Venezia, nonostante le numerose critiche. A questo periodo risale anche l'amicizia con Pier Paolo Pasolini, che sarà sempre un suo irriducibile sostenitore. Dopo la breve parentesi cinematografica, il ritorno di Carmelo Bene al teatro è trionfale: nel 1973 la versione teatrale di "Nostra signora dei Turchi" è acclamata da personalità quali Vittorio Gassman, Alberto Moravia, Renzo Arbore. Dal 1973 ha inizio il periodo della macchina attoriale, ossia della fusione tra macchina e attore, metodo utilizzato per raggiungere un maggiore impatto visivo e sonoro. Non lascia, pur sfinito da malanni e abusi, le scene fino a pochi anni prima della morte, avvenuta nel Marzo del 2002 a Roma.
Lo stile
Il motivo per cui Bene è considerato un rivoluzionario del teatro moderno, è il suo unico lavoro di "scarnificazione" di ogni aspetto dello spettacolo. L'elemento contro il quale si scaglia con più ferocia e dal quale si vuole sganciare il più possibile è la "scrittura di scena", ossia il testo, il copione vero e proprio che non lascia modo all'attore di esprimersi. Nella concezione Beniana, è l'attore stesso che deve ricreare il testo sulla scena, senza limitarsi ad interpretarlo: è l'Artefice, in quanto nel momento in cui recita la sua parte, diventa anche regista, costumista e scenografo del suo spettacolo.
Opere
Gli scritti di Carmelo Bene sono per la maggior parte raccolti nel volume unico "Opere", pubblicato per i tipi Bonpiani. Il romanzo forse più significativo, la cui versione teatrale ha segnato l'inizio del successo dell'autore, è "Nostra signora dei Turchi", pubblicato nel 1966. In questa vicenda, dalle trame complesse e criptiche, è evidente l'influenza di alcuni importanti autori: James Joyce, principalmente, e Sigmund Freud per l'analisi della psiche umana, quindi Samuel Beckett e Friedrich Nietzsche, dai quali riprende l'impossibilità di modificare la propria condzione di partenza e l'inevitabile fallimento delle azioni.
Gli elementi del non-luogo
Nella concezione Beniana, il palcoscenico teatrale è un non-luogo, fuori dal mondo e dalla realtà quotidiana, in cui accade l'impossibile e l'inenarrabile. In una dimensione così utopica vigono l'osceno, inteso come "fuori dalla scena", l'assenza, il non-attore. Questo ruolo negativo degli elementi scenici deriva dall'obiettivo di Bene di far risaltare l'aspetto che è per l'autore il più importante in una rappresentazione teatrale: la voce, rispetto alla quale anche l'immagine ha un ruolo secondario, poichè serve esclusivamente a valorizzarne l'espressione. Chi si cura della riuscita dello spettacolo è la macchina attoriale, ossia il teatrante che perde le proprie componenti umane per trasformarsi in una versione amplificata di sè stesso per la quale, ancora una volta, la voce riveste il ruolo fondamentale.
La phoné
Senza ombra di dubbio, lo stile di Carmelo Bene è quello di un teatro molto poco comprensibile, adatto ai pochi in grado di capirlo. Il merito della sua popolarità anche tra un pubblico molto ampio va all'uso singolare che l'autore ha fatto della voce. Nei suoi testi, il linguaggio e le parole sono subordinati rispetto al tono di voce e all'espressività di questa, dalla quale chiunque può ricavare le informazioni necessarie a svelare lo svolgimento della trama. Per ottenere questo risultato, Carmelo Bene si affida alla phoné. Essa consiste in una incredibile amplificazione del timbro e del tono vocale, acquisita grazie a tecniche di estensione diaframmatica, ma anche tramite l'utilizzo di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Questi marchingegni, però, non devono essere considerati accessori, ma veri e propri prolungamenti di quella che è la macchina attoriale.
Ovidio e il mito di Eco e Narciso
Il mito di Narciso è uno dei più conosciuti della classicità, ed è stato tramandato in molteplici versioni, tra cui quella raccontata nelle Metamorfosi di Ovidio, opera composta dal poeta latino intorno all'8 d.C., anno del suo esilio. Il mito narra le pene di Narciso, fanciullo dall'incredibile bellezza, che viene punito dagli Dei per la sua vanità. Nella storia fa capolino la figura di Eco, ninfa condannata a ripetere sempre le ultime parole che le sono state rivolte, e che verso la fine del racconto perde la sua componente umana per rimanere soltanto voce.
Ovidio
Ovidio nasce a Sulmona nel 43 a.C. da una famiglia di rango equestre che gli garantisce la migliore istruzione. Intraprende la carriera politica, ma la abbandona molto presto per dedicarsi esclusivamente alla letteratura. Pubblica un'elegia intitolata Ars Amatoria che gli procura, a causa dei temi osceni ed espliciti, una condanna all'esilio. Poco prima di questo conclude la sua opera più famosa, le Metamorfosi. Muore a Tomi, dove l'esilio l'aveva costretto, nel 18 d.C.
Opera
Le metamorfosi sono l'opera più famosa e importante di Ovidio, e consistono in un poema in esametri diviso in quindici libri, il cui titolo originale era in lingua greca: Metamorphoses o Metamorphoseon libri.
Nella sua opera, Ovidio vuole fornire una visione completa sull'universo mitologico, raccontando con i suoi versi più di 250 miti, partendo dalla cosmogonia e dalla creazione dell'uomo fino ad arrivare alle vicende degli ultimi discendenti di Enea: Giulio Cesare e il princeps all'autore contemporaneo: Augusto. Tuttavia, il corpo centrale del poema, che raccoglie i racconti mitologici tratti dalla cultura greca, perde l'ordine cronologico che Ovidio avrebbe voluto dare alle Metamorphoses: i racconti vengono collegati tra loro con criteri di analogia o di contiguità del tempo.
La componente che però accomuna tutti i miti è l'elemento della metamorfosi, che nella storia può essere marginale o centrale, ma comunque presente. Ciò deriva dalla concezione filosofica secondo la quale "omnia mutantur, nihil interit", il cambaimento è ciò che garantisce agli esseri viventi un futuro sempre nuovo e differente.
I protagonisti dei miti non hanno mai un carattere a tutto tondo, complesso e realistico, ma rimangono piatti e immutati per l'intera durata della vicenda, facendo sì che sia l'occasione, la situazione a prevalere sul personaggio. Le storie ruotano attorno a vicende principalmente amorose, che ritraggono le divinità nella loro dimensione privata.
Lo stile è chiaro e pulito, e varia registro a seconda dei diversi racconti, passando dai toni fiabeschi o macabri dei miti, a quelli più solenni dell'elegia. Il linguaggio è elevato, tuttavia molto fluido e comprensibile, mentre solo talvolta risulta ridondante.
La vicenda di Narciso ed Eco
Narciso è un ragazzo di fascino inaudito, che può avvalersi di innumerevoli spasimanti, tra uomini, donne, giovani e vecchi. Lui, tuttavia, pieno di orgoglio e superbia, non si concede a nessuno di questi. Un giorno, nella foresta, la ninfa dei monti Eco lo vede e si innamora perdutamente di lui. Nonostante ciò, ella non trova il coraggio di presentarsi, a causa di una maledizione lanciatale da Giunone, che la costringe a ripetere le ultime parole di ogni frase che le viene rivolta. Quando però Eco viene scoperta da Narciso, quest'ultimo la rifiuta in malo modo, e la ninfa fugge tra gli alberi in solitudine, dove si consuma d'amore finchè di lei non rimane soltanto la voce. Nel frattempo, Narciso scorge per la prima volta la propria immagine in uno specchio d'acqua, e se ne innamora. Quando si rende conto che la figura appartiene a lui, si lascia morire, sconsolato, mentre la voce di Eco ripete ancora le sue disperate parole.
Metamorfosi, libro III
Forte puer comitum seductus ab agmine fido
dixerat: 'ecquis adest?' et 'adest' responderat Echo.
hic stupet, utque aciem partes dimittit in omnis,
voce 'veni!' magna clamat: vocat illa vocantem.
Respicit et rursus nullo veniente 'quid' inquit
'me fugis?' et totidem, quot dixit, verba recepit.
perstat et alternae deceptus imagine vocis
'huc coeamus' ait, nullique libentius umquam
responsura sono 'coeamus' rettulit Echo
et verbis favet ipsa suis egressaque silva
ibat, ut iniceret sperato bracchia collo;
ille fugit fugiensque 'manus conplexibus aufer!
ante' ait 'emoriar, quam sit tibi copia nostri';
rettulit illa nihil nisi 'sit tibi copia nostri!'
Spreta latet silvis pudibundaque frondibus ora
protegit et solis ex illo vivit in antris;
sed tamen haeret amor crescitque dolore repulsae;
extenuant vigiles corpus miserabile curae
adducitque cutem macies et in aera sucus
corporis omnis abit; vox tantum atque ossa supersunt:
vox manet, ossa ferunt lapidis traxisse figuram.
Inde latet silvis nulloque in monte videtur,
omnibus auditur: sonus est, qui vivit in illa.
Traduzione
Il ragazzo, diviso da gruppo dei suoi compagni fidati, gridò: “Ehi, c’è qualcuno?” e subito pronta “C’è qualcuno” rispose Eco. Stupido lui guarda da tutte le parti e grida forte “Vieni”, e la ninfa risponde al suo grido: “Vieni”. Guarda di nuovo e siccome nessuno veniva disse ancora: “Perché mi fuggi?”, e le stesse parole ricevette in risposta. Insiste, ingannato dell’eco della voce ripetuta, e dice: “Suvvia, uniamoci, mettiamoci insieme!”, ed Eco, contenta più che mai di rispondere a queste parole, ripete: “Uniamoci”, ed esaltata dalle sue stesse parole, balza dalla macchia e si fa avanti per gettargli le braccia al collo.
Ma lui fugge e fuggendo le grida: “Non toccarmi, via quelle mani. Preferisco morire piuttosto che cedermi a te!”. Lei rispose soltanto “Cedermi a te!”. Così disprezzata si nasconde nei boschi e con le fronde nasconde il viso segnato di vergogna e rimase ad abitare nelle grotte deserte. Eppure l’amore le resta e cresce di più per il dolore del rifiuto. Le veglie, gli affanni segnano il povero corpo. La magrezza le segna la pelle, e tutti gli umori del corpo se ne vanno in vapore per l’aria. Restano solo di lei la voce e le ossa. E le ossa, raccontano, assunsero l’aspetto di roccia. Da allora, nascosta nei boschi, nessuno l’ha vista sui monti, ma se ne sente la voce. Il suono soltanto è quello che vive in lei.
La voce della Terra: le onde sismiche
Il principale metodo di indagine del sottosuolo consiste nelle onde sismiche, ossia quelle oscillazioni che si propagano all'interno della Terra e sulla superficie di questa in seguito ad un'improvvisa liberazione di energia da un punto situato in profondità, detto ipocentro. Grazie allo studio di queste onde, i geologi hanno potuto comprendere ed intuire la conformazione interna del nostro pianeta, senza mai scendere veramente in profondità: è la Terra stessa a parlarci di sè, e le onde sono la sua "voce". Solo ascoltandole con attenzione possiamo studiare ed analizzare la natura del pianeta sul quale viviamo.
I diversi tipi di onde
Le onde sismiche si dividono principalmente in due gruppi: le onde di volume, che si propagano soltanto all'interno del sottosuolo, e quelle di superficie, che si muovono, appunto, soltanto sul piano superficiale della crosta. Le onde di volume possono essere di due tipi: onde P oppure onde S, entrambe con caratteristiche differenti. Quelle di superficie, invece, si dividono in onde L, oppure onde R. Tutte le onde, di superifcie o di volume, hanno una caratteristica, fondamentale, in comune: la loro velocità aumenta con l'aumentare della densità del materiale che attraversano.
Onde P
Le onde del primo tipo sono anche dette "longitudinali" o "di compressione". Si muovono nella stessa direzione di quella di propagazione, e comprimono e dilatano alternativamente il materiale che attraversano, comportandosi come le onde acustiche. La lettera P sta per "prime", poichè sono le più veloci e quindi le prime a raggiungere la superficie. La loro velocità è compresa tra i 4 e gli 8 km/s.
Onde S
Le onde del secondo tipo sono dette anche "trasversali" o "di taglio". Si muovono perpendicolarmente rispetto alla direzione di propagazione: modificano la forma del materiale, ma non ne cambiano il volume. Per questo, non si propagano nei fluidi: le oscillazioni vengono man mano smorzate, poichè i liquidi e i gas non hanno una forma che le onde potrebbero modificare. La lettera S sta per second, infatti sono molto più lente delle onde P e arrivano successivamente in superficie: la loro velocità è compresa tra i 2,3 e i 4,6 km/s.
Onde L
Queste onde, dette anche onde "di Love", oscillano perpendicolarmente alla direzione di propagazione, come le onde S, ma, essendo superficiali, si muovono soltanto su di un piano. Inoltre, diminuiscono la loro azione con l'aumentare della profondità, e il materiale è sempre meno deformato. Le onde superficiali sono molto più lente di quelle di volume: la velocità delle onde L è di circa 3 km/s.
Onde R
Le onde R, dette anche onde "di Rayleigh", si propagano esattamente come quelle che si sviluppano nel mare. Le particelle di materiale compiono orbite ellittiche parallelamente rispetto alla direzione di propagazione. Come per le onde L, le onde di Rayleigh si smorzano andando in profondità, riducendosi fino a diventare un punto il raggio delle orbite. La velocità delle onde R, che modificano sia la forma che il volume del materiale attraversato, è di circa 2,7 km/s.
Rifrazione delle onde
Dopo aver calcolato la velocità delle onde di volume, si è notato che da una certa distanza in poi dall'epicentro, le oscillazioni arrivavano in notevole anticipo rispetto al tempo calcolato. Da ciò si è dedotto un femoneno peculiare della sismografia: la rifrazione delle onde.
Questa consiste sostanzialmente in una deviazione della direzione di propagazione: le onde che sono originariamente dirette verso il centro della terra, subiscono una variazione di inclinazione, e compiono una curva per tornare in superficie. Le onde arrivavano in anticipo perchè non si trattava di quelle dirette, dall'ipocentro fino al punto in cui venivano percepite. Erano invece le onde rifratte, che nel loro percorso avevano aumentato molto la propria velocità. Questo nonostante il tragitto più lungo: aumentando la profondità, aumenta anche la densità del mantello. In questo modo, l'accelerazione è tale da superare la velocità delle onde dirette.
La rifrazione è la spia di una caratteristica fondamentale del sottosuolo: l'eterogeneità dell'interno della terra. Infatti, il fenomeno non avrebbe luogo in un ambiente omogeneo.
Discontinuità e zone d'ombra
I geologi hanno osservato che a circa 103° di distanza dall'epicentro, si ha una zona d'ombra totale, nella quale non arrivano nè onde P nè onde S. Le onde P riappaiono soltanto dopo
i 142,5°, mentre le S sono scomparse definitivamente. Questo, in primis, ha portato gli studiosi a credere che il nucleo esterno della Terra fosse composto da materiale fluido, nel quale le onde S non riescono a propagarsi. Calcolando l'angolo di rifrazione, quindi, delle onde P ed S, si è scoperto che la discontinuità di Gutenberg, che separa mantello e nucleo esterno, si trova a circa 2900 km di profondità. Le onde che tornano in superficie una volta finita la zona d'ombra sono le onde P, che hanno subito la rifrazione nel nucleo esterno. Più avanti ancora rispetto ai 142°, le onde P arrivano in anticipo rispetto al tempo calcolato se il nucleo fosse interamente fluido. Così, è stato possibile scoprire la discontinuità di Lehmann, a circa 5000 km d profondità, che separa il nucleo esterno da quello interno, solido e molto denso.
Ludwig Wittgenstein e il Tractatus logico-philosophicus
L'autore del Tractatus è un filosofo complesso, in continua trasformazone, tant'è che è difficile trovare un punto fermo che accompagni tutto il suo pensiero. Nel corso del tempo, infatti, Wittgenstein ha radicalmente modificato le sue convinzioni, spingendo i filosofi che l'hanno succeduto a dividere la sua filosofia in due parti: la prima, quella del Tractatus logico-philosophicus (1921), più attento alle proposizioni, e la seconda, che coincide con il Wittgenstein delle Ricerche filosofiche (1953). Il primo Wittgenstein è un linguista, appartenente alla corrente del neopositivismo. Le sue analisi sfoceranno in un aforisma famosissimo, che è anche la sua tesi principale: "su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere".
Lo stile del Tractatus
Il Tractatus è scritto secondo un ordine preciso, che deve rispecchiare la razionalità logica del pensiero di Wittgenstein: vi sono sette proposizioni principali, e per ognuna un altro gruppo di frasi numerate con cifre decimali crescenti, in modo da fornire uno schema orientativo al lettore. Le sette proposizioni sono:
1. Il mondo è tutto ciò che accade.
2. Ciò che accade, di fatto, è il sussistere di stati di cose.
3. L'immagine logica dei fatti è il pensiero.
4. Il pensiero è la proposizione munita di senso.
5. La proposizione è una funzione di verità delle proposizioni elementari.
6. La forma generale della funzione di verità è
7. Su ciò di cui non si può parlare si deve tacere.
Isoformismo di mondo e linguaggio
Un punto fondamentale del pensiero di Wittgenstein è la ricerca di un elemento di congiunzione tra due aspetti opposti e complementari della conoscenza: l'esperienza, ossia il mondo, l'essere, e il pensiero puramente astratto. L'autore trova l'anello di congiunzione in un oggetto formale, che possa rendere il pensiero conoscibile facendo sì che rappresenti esattamente il mondo esterno: si tratta del linguaggio che, in quanto sensato, deve condividere la struttura logica e razionale del mondo. Come la realtà è costituita da un insieme di connessioni tra oggetti, che danno origine agli eventi, così il linguaggio è il frutto di legami tra proposizioni, perfettamente ordinate e razionali. Da questa convinzione deriva un altra tesi: quella secondo la quale non vi è una fase di rielaborazione tra il pensiero e la comunicazione, ma il mondo è pensabile soltanto nella maniera in cui è dicibile. Così, il mondo, il pensiero ed il linguaggio acquistano tutti la stessa struttura.
L'analisi di una proposizione
Lo studio di Wittgenstein divide le proposizioni secondo due principali criteri: quello di senso e quello di verità. Una proposizione è vera se rispecchia la realtà: ciò è verificabile solo tramite l'esperienza. Invece, una proposizione è sensata se si riferisce ad un fatto, od un collegamento tra fatti, possibili o comunque verificabili nella realtà. Una proposizione sensata può essere vera oppure falsa, ma una insensata non può essere verificata, e appartiene dunque all'ambito della metafisica. Altre distinzioni che Wittgenstein compie tra le proposizioni sono quelle tra frasi atomiche (rappresentano fatti semplici, che accadono indipendentemente dagli altri) e molecolari (fatti complessi, composi da più proposizioni atomiche).
La metafisica
Per Wittgenstein la metafisica è una scienza insensata, poichè parte da proposizioni non verificabili nella realtà ma che pretendono di avere valore conoscitivo su questa. Queste proposizioni non sono confutabili, poichè non si può affermare nè la loro veridicità nè la loro falsità. La metafisica nasce seplicemente da un uso scorretto del linguaggio, che dovrebbe essere usato soltanto nell'ambito scientifico. Tuttavia, il filosofo afferma l'esistenza di una dimensione al di là del dicibile, che si manifesta però nella realtà: è da lui chiamata "il mistico", e comprende tutte le questioni etiche e religiose che sono vitali per l'uomo, in quanto gli chiariscono il proprio ruolo nel mondo. Il senso della realtà, però, il mistico, appunto, non può essere espresso attraverso il linguaggio. Da qui, l'ultimo aforisma del Tractatus: di ciò di cui non si può parlare, si deve tacere. Il mistico si mostra soltanto quando il linguaggio viene meno, ossia nel silenzio, poichè si trova su un altro livello rispetto a quello reale e linguistico.
The Manifesto of the Beat Generation: Howl by Allen Ginsberg
Ginsberg's work is a strong poem originally ment to be read out in a loud voice: it's an howl, a shout against conventional social values and rules. The poem, named "Howl", is considered the manifesto of the Beat Generation, for its transgression and anarchic power. For its themes and the images that were used, it caused to Ginsberg an accuse of obscenity, and the censure of the poem.
Life and work of the author
Allen Ginsberg was born in 1926 in Newark in a Jewish amily. His mother, Naomi, was affected by a rare psychological illness which was never really diagnostcated, and this brought her to be internated in a psychiatric hospital. This wasn't the only problem Ginsberg had to face: he was expelled from university, where he met Jack Kerouac, because of conflicts wis the professors, and also had to deal with his own homosexuality. When he moved to San Francisco, he became the leader of the Beat group, and entered a world of drugs, poetry and oriental philosophies: in this period he composed his most important work: "Howl". Ginsberg also fought against the American policy in Vietnam. He died in New York in 1997 of hepatitis, sorrounded by his family and his friends.
Howl: a mystical vision of American society
This poem is the major expression of Ginsberg's bitterness for the cruel destiny of some of the most clever and talented young people, who have been destroyed both by drugs and American hypocrisy. For its splendid musicality, the poem has a great oral power, which makes it sound like a shout against traditional values and American morality. Howl is dedicated to Carl Solomon, a Jewish poet whom Ginsberg had met in Columbia Psychiatric Institute, and is mainly divided into three parts and a short footnote.
The first part describes the vision Ginsberg has of the young Beat poets and artists, who waste their life in drugs, alcohol and sex. The vision is surrealistic, as if it was suggested by a terrible hallucinogen that reveal the tragedy of reality.
In the second part, Ginsberg critics the American State, that he calls Moloch. The Moloch is an ancient Jewish God the parents used to sacrifice their children to. He accuses it, without losing his visionary tone, to be a machine that oppresses and kills the new generations.
In the third and last part, Ginsberg talks directly to Carl Solomon, and expresses to him his closeness. Solomon is the author's reflection, the image of what the poet has become or has been led to become.
The footnote points out what Ginsberg considers holy and fundamental in his lyrics: his mother's mental illness as well as the figure of Jack Kerouac and his own typewriter.
Caratteristiche fisiche della voce: il suono
La voce è principalmente suono, e viene propagata attraverso le onde sonore. In particolare, il suono ha un'altezza, un'intensità ed un timbro, che lo caratterizzano e lo rendono unico. Tutti i suoni nascono da vibrazioni elastiche, e anche la voce è generata dalla vibrazione delle corde vocali. Ci soffermeremo inoltre sull'effetto doppler, che viene largamente utilizzato anche nella geografia astronomica per lo studio dei movimenti dei corpi celesti.
La propagazione del suono
In quanto onde meccaniche, le onde sonore possono propagarsi unicamente attraverso mezzi elastici, come l'aria. Nel caso dei fluidi, le onde sono soltanto longitudinali, mentre nei solidi possono essere anche trasversali. Si è calcolato che nell'aria a 0 °C e 1 atm di pressione, la velocità delle onde sonore è di 331 m/s, e aumenta con l'aumentare della densità dei materiali attraversati. Sostanzialmente, l'azione delle onde sonore è di compressione e rarefazione alternata: ossia, viaggiando, aumentano o diminuiscono la pressione, ad esempio, dell'aria. La grandezza che varia lungo la direzione di propagaione dell'aria è, quindi, la pressione, o, in alternativa, il movimento di particelle da una zona all'altra, creando così zone di compressione e di rarefazione.
L'intensità del suono
La prima caratteristica del suono è l'intensità, che indica la quantità di energia trasportata dall'onda per unità di tempo, e che attraversa un'unità di superficie perpendicolare alla direzione di propagazione. La formula dell'intensità è:
I = P ÷ S
Dove I è l'intensità, che si misura in W/m², P è la potenza (unità di misura: Watt), e S è la superficie in metri quadri. Se l'onda è emessa da una sorgente puntiforme, e si propaga in un mezzo omogeneo, alla S della foruma dell'intensità si può sostituire la superficie della sfera:
I = P ÷ ( 4 π r² )
Dove r è il raggio della sfera, ossia la distanza dalla sorgente. Da ciò deriva che l'intensità è inversamente proporzionale al quadrato della distanza dalla sorgente: ossia, in pratica, il suono si affievolisce più ci si allontana dalla sua fonte.
Il livello sonoro è la legge secondo la quale cresce la sensazione sonora percepita dall'orecchio umano. Si tratta di una legge non proporzionale, ma logaritmica.
β = 10 Log ( I ÷ I˳)
Dove β è il livello sonoro, che si misura in deciBel (dB), I è l'intensità del suono percepito e I˳ è la soglia di udibilità umana, ossia l'intensità minima che l'orecchio riesce a percepire: il valore generale assunto è di 10 ˉ¹² W/m².
L'altezza ed il timbro del suono
L'altezza è la caratteristica che permette di distinguere i suoni acuti da quelli gravi, ed è quantitatvamente espressa dalla frequenza, che si misura in Hertz (Hz). Più la frequenza è elevata, più il suono è acuto, o alto. Ogni nota ha una frequenza diversa, e due note possono essere tra loro in accordo, ossia possono creare una piacevole armonia, solo a certi intervalli, ossia a certi rapporti tra le loro frequenze.
Il timbro è la caratteristica che distingue suoni di uguale frequenza ed intensità, a seconda della sorgente. La differenza è visibile nel grafico della funzione dell'onda in funzione del tempo: esso ha diversa forma a seconda della fonte.
L'effetto Doppler
Se ci avviciniamo alla sorgenten di un suono, il nrumore che percepiamo è più acuto del normale, mentre se ce ne allontaniamo, è più grave. Come abbiamo già detto, l'altezza del suono deriva dalla frequenza delle onde, ed è questa che cambia a seconda del movimento, nostro o della fonte del suono. L'effetto che modifica la nostra percezione dell'altezza del suono in base al movimento è detto effetto Doppler. Per dare una spiegazione accurata, tuttavia, dobbiamo distinguere due casi: quando l'ascoltatore è in moto e la sorgente è ferma, e quando è invece la sorgente che si muove.
Ascoltatore in movimento
Immaginiamo le onde sonore, nello spazio, come una serie di circonferenze concentriche, il cui centro rappresenta la sorgente del suono. La distanza tra le circonferenze è, in questo caso, la lunghezza d'onda, inversamente proporzionale alla frequenza. Se un ascoltatore si avvicina ad una certa velocità alla fonte del suono, la frequenza aumenta, poichè incrocia le circonferenze a velocità maggiore rispetto a quella di propagazione: in pratica, va loro incontro. Viceversa, se si allontana, le onde impiegheranno più tempo a raggiungerlo, e gli intervalli tra le circonferenze si faranno più larghi.
La formula dell'effetto Doppler con sorgente immobile e ascoltatore in movimento è:
f ' = [ 1 ± ( V ÷ v )] f
Dove f ' è la frequenza percepita; f è la frequenza originale; V è la velocità con la quale si muove l'ascoltatore e v è la velocità di propagazione del suono. Il segno è + se l'ascoltatore si sta avvicinando alla sorgente, invece è – se si sta allontanando.
Sorgente in movimento
Quando la fonte del suono è in movimento, è il centro delle circonferenze concentriche che si sposta. In questo modo, esse sono da una parte schiacciate: la lunghezza d'onda diminuisce e di conseguenza aumenta la frequenza. Dalla parte opposta l'intervallo tra esse aumenta, e la frequenza cala. La formula dell'effetto Doppler per la sorgente del suono in movimento è:
f ' = v ÷ (v ± V ) f
Dove il segno è + se la sorgente si allontana dall'ascoltatore, oppure – se si avvicina ad esso.
Le voci messe a tacere: Solzenicyn, Tobagi e il gruppo della Rosa Bianca
"Quando vi arrestano di giorno, giunge per forza un breve attimo, un attimo eccezionale in cui, sia che vi conducano fingendo, grazie alla vostra pusillanime connivenza, sia del tutto apertamente con la pistola spianata, siete portato via attraverso una folla di vostri simili, che sono lì a centinaia, condannati come voi. Non vi potrebbero tappare la bocca. In quell'attimo potreste, e dovreste, GRIDARE! […] Forse, all'udire tali grida più volte al giorno, in ogni angolo della città, i nostri concittadini si sarebbero rivoltati? Forse, gli arresti sarebbero stati meno facili?"
(Aleksandr Isaevic Solzenicyn, Arcipelago Gulag, 1973)
E' la voce di un dissidente vissuto nella Russia Sovietica, la prima che ascoltiamo. In questo passo, Solzenicyn mostra con quanta facilità avvenivano gli arresti che avrebbero condotto milioni di innocenti nei campi di lavoro Sovietici. Più tardi, l'autore spiega le motivazioni per le quali gli arrestati subivano e tacevano, senza, appunto, gridare l'ingiustizia che stava accadendo sotto gli occhi di centinaia di cittadini. Il fatto è che questi si illudevano che avrebbero avuto, in seguito, la possibilità di difendersi e di dimostrare la propria innocenza. Non conoscevano ciò che li avrebbe aspettati oltre i cancelli della Lubjanca, nè le terribili torture che avrebbero dovuto subire.
Aleksandr Solzenicyn, voce degli internati in URSS
Solzenicyn è probabilmente la più importante figura del dissenso russo, ed il suo impegno è stato premiato nel 1970 con l'assegnazione di un premio Nobel per la letteratura, che non è però stato ritirato, a causa del timore dell'autore di non poter più tornare in patria dopo che si fosse recato in Svezia per la premiazione. L'opera che all'epoca fece più scandalo fu Arcipelago Gulag, un lungo saggio che per la prima volta raccontava gli orrori dei campi di lavoro in URSS: qui egli raccontò non solo la propria esperienza personale, di innocente internato, ma diede voce a centinaia di prigionieri che incontrò durante e dopo il suo periodo nel Gulag. L'immensa popolarità nel mondo occidentale gli procurò l'ostilità del regime e, di conseguenza, l'esilio forzato in Germania Ovest, nel 1974. Da qui emigrò prima in Svizzera, poi negli Stati Uniti, dove ebbe modo di pubblicare romanzi e saggi sul comunismo russo e sulla dissolutezza dei costumi americani nell'epoca pop.
Arcipelago Gulag
Il saggio è la cronaca della vita in Unione Sovietica dal 1918 al 1956, e si avvale della testimonianza di più di duecento deportati, senza contare lo stesso autore, che subì l'internamento dal 1945, a causa di una critica rivolta a Stalin, fino al 1956. Per la prima volta, il volume rese noto anche in Occidente la violenza del regime totalitario comunista, i terribili metodi e le torture che gli arrestati dovevano subire finchè non confessavano una colpa che, per la grande maggioranza dei casi, non avevano. Nonostante le clamorose rivelazioni che l'opera annunciava, in Italia fu quasi completamente ignorata, a causa anche del monopolio della cultura da parte della snistra, che, ovviamente, non simpatizzava per Solzenicyn.
Walter Tobagi e la lotta contro il terrorismo
Walter Tobagi fu un giornalista d'inchiesta durante gli anni di piombo, e venne assassinato da un gruppo terroristico di estrema sinistra nel 1980. Fin dai primi anni, trascorsi nella redazione dell'Avvenire, si dedicò all'indagine sui delitti e sugli attentati del terrorismo rosso; quando passò al Corriere della Sera, divenne un giornalista in prima linea nella lotta contro i gruppi terroristici, i quali, secondo lui, minavano la democrazia del Paese. Il suo modo di fare giornalismo era peculiare e preciso: gli interessava principalmente capire gli avvenimenti, prima di dare la notizia, e perciò andava a fondo sull'accaduto, con decine di telefonate ed interviste per ogni articolo. Tra le sue inchieste più clamorose, ricordiamo quelle sull'assassinio del commissario Calabresi, sul fenomeno del pentitismo tra gli ex militanti nelle Brigate Rosse e l'intervista ad Andrea Casalegno, figlio del giornalista Carlo Casalegno ucciso dalle Br. Circa un mese dopo la pubblicazione di quest'ultima intervista, Tobagi venne assassinato con cinque colpi di pistola da una banda di terroristi.
La Rosa Bianca: giovani contro il nazismo Hitleriano
La Rosa Bianca fu un gruppo di cinque universitari tedeschi cristiani che si opposero al regime nazista nella Germania Hitleriana. La loro azione, strettamente non violenta, durò dal 1942 al 1943, quando i componenti del gruppo, guidati dal professore Kurt Huber, vennero arrestati e condannati alla decapitazione. La Rosa Bianca distribuì sei opuscoli, le cui copie vennero spedite in tutta la Baviera e addirittura in Austria: citando la Bibbia, ma anche Goethe e Shiller, gli studenti di Monaco spronavano l'intellighenzia del paese a partecipare alla loro lotta non armata contro la violenza del regime Hitleriano. L'ultimo opuscolo venne distribuito nell'università che gli studenti frequentavano, dove Sophie Sholl salì in cima alle scale dell'atrio per lanciare le ultime copie rimaste agli universitari che uscivano dall'edificio. Questo coraggioso atto, però, costò caro all'intero gruppo: un'inserviente iscritta al partito nazista notò la ragazza, e la denunciò alla Gestapo: Sophie venne addirittura torturata dalla polizia nazista per quattro giorni. Tutti i membri del gruppo furono catturati, processati e condannati a morte per il tentativo di sabotaggio del regime.
I manifesti di propaganda sovietici: la voce del regime
Nella Russia Sovietica degli anni Venti e Trenta, si fece largo il genere del manifesto, utilizzato come tramite per educare le masse alla dottrina del partito, al patriottismo e allo stachanovismo. Lo stile di queste raffigurazioni era semplice ed essenziale: le immagini erano di forte impatto, come pure le scritte che facevano loro da didascalia: recitano frasi come "vivere è diventato più allegro", "il popolo segue il partito". Soprattutto con l'avvento di Stalin, poi, il manifesto fu messo completamente al servizio delle istituzioni e del regime, del quale divenne la voce principale e più diffusa nel vasto territorio russo. Per questo, la grande maggioranza dei manifesti sono anonimi: l'arte, strumento del popolo, doveva essere mediata il meno possibile dalla soggettività.
L'arte del platak
Fin dagli albori dell'Unione Sovietica, il platak, ossia il manifesto, si è affermato non solo come genenre artistico, ma anche come vero modello visivo e persuasivo. Gli antenati del platak sono l'icona ortodossa e il lubok, ossia la stampa popolare innalzata a genere artistico dai neo-primitivisti e ripresi nelle stampe satirico-patriottiche, ad esempio, di Vladimir Majakovskij. Proprio quest'ultimo realizzò molti suggestivi platak per conto della Rosta, l'agenza telegrafica russa, detti "finestre" poichè dovevano essere esposti nelle vetrine e nei luoghi pubblici. I soggetti erano a volte satirici e a volte politici, dal forte impatto narrativo e visivo per colpire anche quella buon parte del popolo russo che ancora era analfabeta. La caratterizzazione dei personaggi è schematica e paradigmatica: il proletario è un vigoroso operaio dipinto di rosso, mentre il borghese è nero, panciuto e ben vestito.
La figura femminile nei manifesti sovietici
E' interessante ripercorrere l'evoluzione della figura della donna, sempre più spesso rappresentata nei platak, da sola o al fianco dell'uomo, il compagno proletario. Prima dello Stalinismo e del conseguente ritorno al tradizionalismo tipico di ogni regime, gli ideali della rivoluzione d'Ottobre e del Marxismo che venivano espressi nei manifesti erano quelli dell'assenza di una struttura famigliare tipica: al contrario, i bambini venivano educati dalla comunità, e la donna non aveva più il ruolo di madre, ma il suo ruolo era al pari di quello dell'uomo: anch'ella doveva lavorare per lo sviluppo del Paese. Così, nell'iconografia degli anni Venti, la donna acquista, a seguito della collettivizzazione agricola, i connotati della contadina, a partire dall'immancabile fazzoletto, il più delle volte di colore rosso, legato dietro la nuca in segno di emancipazione ed operosità. Nella cartellonistica post-bellica, invece, la donna se ne sbarazzerà del tutto, per sfoggiare elaborate acconciature, molto più femminili, come la tipica treccia da contadina.
Stalin, la guida onnipresente
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Cecilia-sudokunokami [2011-06-27 18:41:15 +0000 UTC]
Te lo scriverei da un'altra parte, se tu ti degnassi di darmi la tua mail, ma mi dovrò arrangiare.
Dunque. Scrivo tutto tranne la Cina, perchè la tua CAZZATA intera non me la ricorderò MAI. ))))
1 - La Libia ha comprato il Meridione dell'Italia.
2 - La Grecia ha acquisito l'Albania ed è diventata uno stato confessionale ortodosso.
3 - In Inghilterra c'è stata una rivoluzione, ma non ricordo di chi.
4 - I Balcani sono divisi in città-stato.
5 - La Russia, paese liberale, ha venduto il proprio debito pubblico al Giappone, che l'ha grazie a ciò costretta a seguirlo in una guerra suicida in Turchia.
6 - Il Mar Caspio è diventato territorio di esperimenti nucleari, ma qui c'è da rivedere perchè non vedo che altri esperimenti abbiano da fare.
7 - Le nazioni Islamiche sono diventate più moderate ed in seguito laiche.
Rimane la questione del Mar Morto come prigione per i dissidenti. Good work. =W=
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FelicianaL [2011-02-13 16:29:58 +0000 UTC]
TAGADATTTAAAAAAAAAhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!
hey!
*apparizione random sul tuo profilo XD *
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