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123abc96 [2016-02-02 20:25:23 +0000 UTC]
Ho letto che nelle marche settentrionali non c'è sonorizzazione di p : kɛpra - lup.
Si potrebbe anche mostrare esito toscano con gorgia (quella di p è diffusa a Firenze, Pistoia e poche altre aree).
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Uslengh In reply to 123abc96 [2016-02-02 20:39:49 +0000 UTC]
Esatto, difatti quella zona pare essere una zona anticamente italica che poi è diventata romagnola quando il romagnolo ha preso il suo forte carattere per così dire 'gallico' (dico gallico perché così diceva perfino Giacomo Devoto!).
Per gorgia intendi mettere l'IPA fiorentino? Si può fare, anche se obiettivamente mancano moltissime forme locali/intermedie, quindi alla fine resterà comunque una mappa a grandi linee
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123abc96 In reply to Uslengh [2016-02-09 23:45:06 +0000 UTC]
Sì, intendevo segnalare l'esito con approssimante bilabiale sorda, anche se in effetti non è necessario, sempre di suono sordo si tratta.
Se ti può interessare, nel libro di Vitali sui dialetti romagnili (capolavoro accuratissimo) c'è anche una piccola parte dedicata alla presenza o meno di sonorizzazione intervocalica.
In pratica nella parte orientale dell'appennino romagnolo e, per l'appunto, nelle Marche settentrionali, la sonorizzazione è arrivata più tardi rispetto al resto del nord, e il risultato è la sua presenza solo in certe parole, specie per t e c.
Per p, la sonorizzazione non c'è praticamente mai perché nel nord p non si evolve in b, bensì in v, e la differenza fonetica era tale da favorire la conservazione della forma originaria.
La relativa novità della sonorizzazione è testimoniata pure dal fatto che, per esempio ad Urbino, si dica capra, amica, cognata ma musiga, con sonorizzazione nella parola "colta" (c'è da dire però da dire che la sonorizzazione di s intervocalica è sistematica e diffusa sino al fiume Esino).
Strettamente correlata potrebbe essere la lenizione centrale, fortissima a Macerata e, proverbialmente, a Roma : è infatti un fenomeno concettualmente simile alla gorgia toscana, e quest'ultima è quasi sicuramente una reinterpretazione fiorentina della sonorizzazione del nord.
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bikefun In reply to 123abc96 [2016-11-05 11:24:18 +0000 UTC]
Nella Romagna sud-orientale e nelle Marche settentrionale la sonorizzazione è arrivata dopo rispetto al resto del nord Italia, specialmente per quanto riguarda il passaggio p, b, f > v:
a Rimini abbiamo "e' lóp"=il lupo, a cui si alterna "luvéria"=golosità, mentre a seconda delle zone si dice "chèpra" o "chèvra"=capra.
Tuttavia in altre parole la sonorizzazione è sistematica: "e' lévre"=la lepre, "pévur"/"pévre"epe, "avril"=aprile, "savé"=sapere, "fèvra"=febbre, "cavéll"=capelli ecc.
In qualche caso si ha trasformazione di p, b, f > v anche in area pesarese, per es. "el lévre"=la lepre, "t'à savùd?"=hai saputo?, "savón"=sapone, "scròva"=scrofa; in altri casi questo passaggio non avviene, per es. si dice "april", "fèbra", "pép"epe (ma qualcuno dice anche "pévre"), "capéi"=capelli ecc.
La lenizione di t > d e di c > g è molto diffusa anche in area pesarese, mentre a Urbino e nel Montefeltro non si è ancora affermata (come nell'alta valle del Savio, dove si dice "fóch"=fuoco invece di "fógh", oppure "fratèl"=fratello invece di "fradèl").
La sonorizzazione di "s" intervocalica si spinge lungo la costa fino al Monte Conero (ad Ancona è sistematica), mentre negli interni si ferma prima, per es. a Pergola (alta valle del Cesano) è già sorda.
Un caso particolare si ha nella zona di Città di Castello, dove a seconda delle parole la "s" intervocalica può essere sorda o sonora.
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R-R-Eco [2016-02-02 20:18:58 +0000 UTC]
All'inizio mi sembrava mancasse il veneto, poi ho capito che semplicemente quassù abbiamo una pronuncia diversa (cioè /'kaora/, se ho capito come funziona l'IPA)
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Uslengh In reply to R-R-Eco [2016-02-02 20:43:03 +0000 UTC]
Interessante! I ladini dicono "ciàura", quindi /'kaora/ è tra la forma veneziana e quella ladina. Ho inserito in realtà solo una forma per lingua, al massimo 2 se vedevo che graficamente ci stavano (per esempio in Catalogna e Occitania ci stavano).
Già che ci sono posso chiedere conferma se nel Bellunese dite "lóvo" per dire lupo? Grazie
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R-R-Eco In reply to Uslengh [2016-02-03 01:27:16 +0000 UTC]
Guarda, non mi è mai capitato di dover parlare di un lupo in bellunese, quindi devo ammettere che non lo so (in effetti capita spesso che i miei nonni se ne escano con termini dialettali a me ignoti, e non solo a me). Credo sia "lovo" (o forse "lof", di sicuro non "lup"), magari domani chiedo.
Ok, girando un po' ho trovato questo www.storiadellafauna.it/scaffa…
Che dice "Il Lupo era definito in vari modi nei dialetti della provincia di Belluno: Lovo (Lova femmina), Lof, Louf, Lou, Loo (Loa femmina), Lovatel, Lu".
Se te lo stai chiedendo, non è particolarmente strano che una parola cambi di valle in valle, mi è già capitato.
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Uslengh In reply to R-R-Eco [2016-02-03 15:25:54 +0000 UTC]
Nessun problema, sono tutte forme che si spiegano, perché Belluno in passato era meno veneta di oggi, qualcuno dice che si parlasse una specie di lombardo/ladino, nel senso di "lingua senza vocali finali e altre caratteristiche non-venete non meglio specificate". Da qui è chiaro perché ci siano forme come "lof, louf". Mentre "loo", "lou" sono forme alternative di "lovo" con la V che manca o si pronuncia U in fine di parola. Grazie
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R-R-Eco In reply to Uslengh [2016-02-07 22:46:56 +0000 UTC]
Non vorrei sbagliarmi, ma credo che in passato la Valbelluna fosse proprio area ladina (come forse l'alto Adige).
Ma più del latino penso sia l'isolamento: c'era poco "scambio di gente" tra valle e valle, e soprattutto con la pianura, quindi tanti termini "vecchi" si sono mantenuti.
A proposito del lupo, neanche i miei nonni sono sicuri: mia nonna dice "lof", mio nonno semplicemente "lupo". Questo a riprova del fatto che di lupi non se ne vedono più tanti.
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Uslengh In reply to R-R-Eco [2016-02-08 21:03:43 +0000 UTC]
"lupo" direi proprio che è italiano, mentre "lof" è appunto questo "non-veneto" che sopravvive. Gli elementi veneti comunque, per quel poco che so, sono molto forti anche nel Bellunese, e in tutto il Trentino e praticamente anche in tutto il Friuli. Forse solo in Carnia e nelle Giudicarie il veneto molla un po' la presa come seconda lingua o comunque come lingua forte. A favore del Veneto ci sono stati storicamente molti punti di forza. Oggi invece con il riconoscimento del retoromanzo e il disconoscimento del veneto, quest'ultimo si trova in una condizione sociolinguistica molto più incastrata e infima che in passato, e patisce un'italianizzazione a tratti violenta (cosa che si riscontra in tutta Italia, comunque). Il veneto comunque già di suo è la lingua del nord-Italia più simile all'italiano, forse è anche per questo che parole e influenze italiane vi si infilano senza quasi destare sospetti :/
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